In
questi giorni si è fatto un gran parlare del clamoroso "escamotage"
per evitare il commissariamento del comune di Agropoli. La venuta del
commissario, prevista per legge in caso di dimissioni del sindaco, è stata descritta
come un male assoluto da chi oggi è all'amministrazione perché bloccherebbe lo
sviluppo, le attività in corso, le tante meraviglie del paese.
Nulla di più falso. Il Commissario Prefettizio ha tutti i poteri per garantire
l’ordinaria amministrazione e tutti i
servizi essenziali alla cittadinanza, ad esempio la pulizia delle strade, delle
spiagge, l’illuminazione e nulla vieta che potrebbe adottare anche altri atti
di buonsenso.
Certo,
a differenza di un’amministrazione a
caccia di voti avrebbe più oculatezza nella gestione finanziaria (ricordo che
il comune di Agropoli ha avuto per l’anno passato una esposizione allo scoperto
di cassa di oltre 10 milioni d’euro!) e non avrebbe legami di dipendenza
clientelare nell’affidamento di appalti e incarichi. Ciò favorirebbe la
trasparenza e la partecipazione di soggetti nuovi che grazie a procedure aperte
e di evidenza pubblica potrebbero aggiudicarsi un appalto o un, seppur
temporaneo, posto di lavoro.
La lobby al potere invece ha innegabilmente tutt'altro interesse. Hanno i loro professionisti, imprese e cooperative. E oggi più che mai devono essere ben “sfamati” perché il
momento del voto si avvicina e i numeri contano.
Mi
sono poi chiesto quand’è che fu l’ultima volta che il comune fu commissariato e
soprattutto chi fu a determinare lo stesso commissariamento. La risposta ha
dell’incredibile. Era il 2006 e 13 consiglieri comunali* firmarono le
dimissioni in blocco causando lo scioglimento del consiglio comunale e l’immediato
commissariamento.
L’allora sindaco Domini dichiarò che dietro l'operazione «C'è stata una regia di persone che non sono di
Agropoli, che non vivono ad Agropoli e non ne conoscono i problemi».
Chiara fu l’allusione a chi dell'operazione fu poi il maggiore beneficiario e
che oggi paradossalmente grida al commissariamento come una sciagura da evitare. E ancor più
sorprendente che proprio buona parte di quei consiglieri che firmarono le
dimissioni siedono oggi nei ruoli della sua giunta e del consiglio comunale al
grido di “Tutto cambi, perché nulla cambi!”.
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